La leggenda narra del principe Damocle che si trovava presso la corte del tiranno Dionigi il Vecchio il quale aveva posizionato la spada sulla testa di Damocle per fargli capire quanto sia in realtà insicura ed esposta a mille pericoli la posizione.
In poche parole, nel linguaggio comune, si dice infatti che “pende la spada di Damocle” per riferirsi ad un pericolo che potrebbe realizzarsi da un momento all’altro.
Così spiega chiaramente il web ed i nostri giovani piloti avrebbero dovuto sapere, da subito, che al Rally d’Italia la loro posizione era quella sopra descritta.
È del tutto evidente che i piloti italiani hanno fatto una figuraccia nel confronto dei colleghi stranieri, fin dal via, con Campedelli che, sui due chilometri della Arena Show, si becca due secondi da Gryazin per poi passare a Basso che, sulla Castelsardo di quattordici chilometri, ne prende 13″7 di secondi sempre da Gryazin e, per finire, nuovamente a Campedelli che, sulla prova speciale di Tula di ventidue chilometri, ne prende addirittura trentacinque di secondi da Loubet.
Stiamo confrontando i più veloci tra il WRC2 e quelli del CIR, un abisso, una vita.
Proprio una vita perchè, al di là di analizzare i perchè e i percome, va subito detto che la cultura di chi corre nel mondiale, abituato a due passaggi a prova, probabilmente penalizza i nostri, abituati a più passaggi, e soprattutto al continuo ripetersi, anno dopo anno, delle solite speciali del CIR.
La grinta e la determinazione di chi corre nel mondiale è palese e contrasta con la remissione dei nostri, troppo guardinghi ed attenti a non fare danni, a finire e ad aspettare la prossima occasione.
Unico che si eleva un pò e può reggere il confronto con i mundialiti è Andolfi.
Appunto uno abituato a correre nel mondiale e che qui ha retto più degli altri il confronto ma, ahimè, la favola è durata come il due di picche sul tavolo da briscola quando va a bastoni.
Ed i bastoni tra le ruote ce l’ha messo anche il percorso, con prove speciali che cambiavano nelle condizioni di strada ad ogni ripetizione delle stesse, dove si è visto, nella power stage di circa cinque chilometri, abbassare nel secondo passaggio un secondo al chilometro in meno dal precedente.
Così sul Monte Lerno dove Tanak, in entrambi i casi vincitore della prova, ha migliorato di venti secondi tra un passaggio e l’altro… vorrà pur dire qualcosa.
Non amo i percorsi tortuosi, non amo le prove rotte, non amo correre sulla sabbia, quelli sono i rally raid e qui in Sardegna di situazioni così a mio avviso ce n’erano troppe.
Sicuramente la coreografia di una prova speciale, corsa a bordo dello splendido mare sardo, gratifica giustamente e molto lo sponsor, la regione Sardegna, un pò meno forse il rally che avrebbe bisogno di avere speciali dal fondo meno mutevole, prove dove si possa valutare meglio le performance di pilota ed auto.