Ma con la crisi economica, nella quale ci troviamo tutti coinvolti, pensate veramente che si possano trovare dei denari per i rally?
Credo sia quasi utopia, a parte qualche particolare eccezione.
Per correre a buon livello servono, per una R5, circa 100 € al chilometro per prova speciale e per le storiche pure. Vale a dire che, se in modo semplicemente dimostrativo, io volessi correre una gara da 100 chilometri devo trovare 10.000 €.
A questi aggiungiamo, almeno, 2.000, 3.000 € di spese vive e non abbiamo finito. L’iscrizione alla gara, altri 1.000 € per semplificare, e le gomme, almeno 300 € ognuna, per un totale approssimativo di 12 fanno un totale di 3.600 €.
Devo avere un budget di 17.000, 18.000 € per una singola gara di 100 chilometri.
Opinione personale, mi sembra una esagerazione se paragonata agli obbiettivi, ai ritorni visivi e di marketing che si possono raggiungere, almeno che qualche fenomeno del web non vi convinca che, spendendo così, otterrete 5.000 like sul vostro profilo Facebook e voi abbocchiate.
Ecco che allora di fronte al fatto che, difficilmente, un’azienda porta sul tavolo del proprio direttore marketing un progetto di sponsorizzazione che, sicuramente, non potrà avere un risultato commerciale e di posizionamento del proprio brand, la forbice di chi investe nei rally si riduce al lumicino.
Nel passato la scorciatoia delle false fatturazioni aveva ovviato a quanto sopra descritto, rendendo interessante per l’azienda una operazione “black”.
Oggi tali meccanismi sono improponibili, anacronistici e vorrei dire quasi volgari, rozzi, proprio nel rispetto della crisi e delle persone.
Criticare è facile analizzare pure ma dare soluzioni è un pò più complicato.
La mia soluzione è sempre la stessa: una federazione, lei stessa vera promoter, che deve essere colei la quale detta le regole e traccia i percorsi per mettere i propri tesserati nelle condizioni di vendere il “prodotto” rally.
Ma ahimè su questa idea siamo ai tempi delle rassegne stampa, delle pagine acquistate sulla Gazzetta dello Sport, che interessano solo per poter giustificare l’investimento di qualche brand automobilistico e nulla più.
Servirebbero giovani professionisti ed idee nuove, per un vero cambio generazionale, che sarebbero l’elisir di lunga vita.
Ma se foste voi le quattro carampane, detto con affetto, che governano i rally oggi, mollereste mai questo business?
Non credo, anzi, il business deve rimanere il più piccolo possibile, così sarà di più facile controllo, ma gli anni passano e prima o poi qualcosa di nuovo arriverà ed io spero di esserci ancora… ma ho dei dubbi.