È proprio un bel pò di tempo tempo fà, purtroppo: è il 1993 con il Rally di Sanremo, gara valida per il Campionato del Mondo.
Primi assoluti sul tetto del mondo Franco Cunico e Steve Evangelisti, con Ford Italia e la Malbrun, struttura tecnica vicentina gestita da quel “gatto” di Fabio Penariol e diretta da quella “volpe” di Paolo Spollon, accompagnati da “44 gatti” impagabili ed instancabili.
Con queste premesse è nata quella vittoria che, ad oggi, rimane ancora come l’ultima vittoria di un pilota italiano e di un team privato in una gara del Campionato del Mondo.
Oggi che si crede che un nome scritto sulla scarpetta ti faccia guadagnare dei secondi in prova speciale, che i social ti diano prestazioni superiori alla media sulle stesse.
Riflettere magari su come fosse una volta potrebbe illuminare qualcuno, qualunque esso sia, pilota, team manager o semplice appassionato.
Tutto ciò che scrivo, senza presunzione, è solo con spirito costruttivo e di analisi, l’analisi che dobbiamo un pò tutti ritrovare, e così mi viene da cominciare con una prima osservazione che mi risulta evidente: non vi sono driver italiani sulle WRC Plus, noi che siamo stati nel passato desiderati dai più importanti costruttori italiani naturalmente ma anche stranieri.
Noleggiarsi una di queste WRC Plus risulta quasi impossibile ed è la prima differenza importante, una volta potevi permetterti una macchina quasi uguale a quella utilizzata dai team ufficiali, partecipare e vincere, è successo a me.
Mi è successo anche che questa vittoria mi ha portato non solo al Martini Racing, per gli anni successivi, ma anche nelle televisioni e radio nazionali nonché sui principali quotidiani e tutto ciò mi ha offerto notorietà e visibilità.
Credo che se oggi un italiano vincesse la Sardegna finirebbe sicuramente su qualche quotidiano sportivo, pochino in televisione e moltissimo sulle pagine web, valutate voi la differenza delle due esperienze.
Ma perchè ACI Sport non affida e non affitta una bella WRC Plus per un italiano, magari selezionato da una commissione di esperti, almeno nella nostra gara di casa?
I denari, mi rivolgo ad ACI Sport, ci sono e se non li vedete chiamatemi, i piloti anche ed allora cosa aspettiamo ad investire e soprattutto a credere sugli italiani?
Si perde tempo, troppo tempo su idee e programmi che sono il nulla invece di ragionare in grande, questione di mentalità o forse di quella mentalità del meno faccio e meno rischio.
Altra osservazione, mi risulta che nessun italiano si sia iscritto per le sole ricognizioni al Rally di Sardegna.
Peccato, poteva tornare utile in ottica futura, comunque altra opportunità non sfruttata.
Non avete idea di quanti chilometri io abbia fatto in test al Rally di Montecarlo, che conosco a memoria almeno nelle prove classiche, eppure non ho mai corso ma se lo avessi fatto sarei stato super preparato.
Situazioni queste, di una vittoria di una gara del mondiale, purtroppo irripetibili ma non per questo dobbiamo demoralizzarci anzi, oggi, si può ancora fare qualcosa.
Qualcosa che di sicuro è diverso da un tempo ma le vie vanno cercate, perseguite e raggiunte con determinazione, molto senno e soprattutto veicolate da coloro che tirano i fili del teatrino.
Buono spettacolo, si spera.