Credo che la maggior parte di voi sappia che ho passato quasi tutta la mia vita sulle auto e, più precisamente, sulle vetture da rally.
È stata, agli inizi, la mia passione e, ben presto, si è trasformata in professione.
A diciannove anni ho iniziato, era il 1977, ed a venti ero sopra una vettura ufficiale, vale a dire che guidavo una A112 nel trofeo, programma pagato per intero dal Jolly Club – Mocauto ed in più, quale ingaggio, mi lasciarono tutti i premi gara e finali della categoria.
Ero pilota ufficiale a tutti gli effetti e con uno stipendio.
Danni alla vettura piuttosto che altre pratiche riguardanti i costi per svolgere un rally non mi riguardavano.
Dovevo correre e vincere, quello al quale aspiravo, fare il pilota.
Col passare degli anni continuai, più o meno, a vincere qualcosa e la mia professione continuò a meraviglia.
Mi permise di realizzarmi in modo indipendente dalla mia famiglia ed i piccoli o grandi desideri che un giovane potesse desiderare erano abbastanza a portata di mano.
Passano gli anni e si mette su famiglia.
Arriva Alessandro, mio figlio, che cresce corre velocemente verso i sei anni, quelli nei quali mandi un figlio a scuola e dove i bimbi iniziano ad avere i primi confronti tra di loro, destreggiandosi tra domande ed argomenti più o meno sensati.
Quel giorno, a pranzo, Alessandro mi chiese “papà, che lavoro fai?” ed io, un pò orgoglioso ed un pò in modo sbrigativo, gli risposi pilota di rally.
Lo dissi in modo spiccio perchè non ho mai voluto che lui potesse ripetere il mio lavoro, questa è un’altra storia.
Il giorno dopo, di nuovo a pranzo, Alessandro mi chiese “papà, hai mai fatto il Rally di Montecarlo?” e la mia risposta fu “mai, perché fino ad ora non me l’aveva mai mai proposto alcuno”.
Il giorno dopo ancora, sempre a pranzo, Alessandro mi disse “ma papà, tutti i miei amici mi hanno detto che il Rally di Montecarlo è quello più importante di tutti ed allora, se tu sei un pilota, perchè non hai mai fatto il Rally di Montecarlo?”.
Rimasi impietrito.
Questa sua domanda mi rimase impressa per tutti gli anni successivi perchè, in effetti, partecipare al Montecarlo è una sorta di licenza sulle capacità di guida e di prestazione per ogni pilota.
Il dover improvvisare e rimediare a situazioni estreme date dal ghiaccio o la neve, presente sulle prove speciali, da un senso di assoluta bravura e di infinito coraggio.
Giovedì 21 Gennaio, quando partirà il rally, saremo tutti ansiosi di vedere chi sarà il più bravo e saremo pronti con le nostre tastiere, ai commenti più variegati.
Già, perchè ormai ci siamo un pò tutti abituati ai sapientini e sapientoni che parlano di rally, a quelli che c’erano e che hanno fatto e visto o più ancora che conoscono.
Va beh, prendiamo tutto ma prendiamo soprattutto il fatto che vedremo uno dei più bei rally che il World Rally Championship ci può proporre quest’anno, con mille incognite, con risposte che i piloti devono dare fin dalla prima speciale nonchè nel primo risultato finale.
E purtroppo, anche quest’anno, con nessuno dei top driver italiani presente e questo mi riempie di rabbia perché continuo a chiedere, agli italiani, di andare a Montecarlo perchè se vai forte in quel rally ti apri una bella vetrina, un biglietto da visita importante.
Ed allora godiamoci questo rally, seguiamo i gentlemen di casa nostra che, con coraggio, parteciperanno a questa difficilissima gara.
Sono certo di una cosa, hanno tutta la mia invidia per un semplice fatto… vorrei esserci.