Seconda gara del CIR e seconda mancanza di conferme o meglio, al contrario, certezza di mancanza di protagonisti.
Scontata l’importante presenza di un pilota ufficiale, obbligato a vincere, ed archiviato il fatto che il secondo top driver, se ti presenti con una patacchina, con tutto il rispetto per i reclutatori di soldi, molto probabilmente te la espone e quindi è più interessato diciamo così ad esserci piuttosto che altro, tutto il resto, come diceva uno che la sapeva lunga, è noia.
Al Ciocco si parla di distacchi abissali tra i due top ed il resto del lotto dove, per far parlare i numeri, ci sono quasi un secondo al chilometro per chi occupa il terzo gradino del podio e da li in poi si salvi il popolo.
Adesso tutti mi diranno che è facile criticare con la tastiera in mano, meno col volante, ma qui rimando l’osservazione al mittente perché chi scrive ha discreta esperienza in successi e sconfitte e, come dico sempre, le seconde sono nettamente maggiori delle prime.
L’esperienza viene col correre ma anche col saper programmare e quindi mi chiedo: ma questi comprimari che partecipano al CIR quali obbiettivi hanno e che aspettative e conferme cercano?
Piloti che hanno vinto trofei nazionali ne escono pesantemente ridimensionati e giovanissime promesse, sostenute con una tuta ed un adesivo tricolore, si ritrovano con minuti sul groppone, senza aver tirato fuori il bel che minimo colpo di coda, nessuno proprio.
Allora mi incazzo e dico che così non va, che così è una noia mortale ed invito tutti a riflettere per il bene della specialità.
Dichiarazioni e comunicati stampa dei piloti ad inizio stagione scorsa non ne sono mancati ed altrettanti anche quest’anno ma la verità è che, col passare delle settimane, si scopre che sotto sotto c’è ben poco se si parla di attività rallistica.
Un noto e plurititolato navigatore scommise sulle prestazioni di un baldo giovane che però di arrembante ebbe ed ha per ora solo le franchigie da pagare.
Le ridimensionate di cui sopra vanno analizzate ed è per questo che oggi io suono la carica, la carica ad invitarvi a programmare la vostra carriera agonistica che, per me, deve essere fatta di crescita nelle categorie minori, costruita sulla partecipazione a pagamento delle ricognizioni nei rally del WRC, per poi cercare di correrci l’anno successivo ed affidarsi a… nessuno.
Meglio affidarsi a se stessi, meglio le proprie esperienze, meglio voi di tutto quello che noi vecchi potremmo darvi, anche perché non lo volete e non lo cercate.
Programmare la propria carriera è ancora possibile.
Lavoro per un’importante azienda che si occupa di comunicazione e vi garantisco che quando si va da un nuovo cliente non gli si dice di lasciar perdere quello che ha fatto fin’ora e di venire con noi perché siamo i più bravi.
Gli si dice che, a pari investimento, magari noi siamo i più bravi ad indicare dove e come spendere il proprio budget.
Il paragone non è casuale ma ragionato, a tutti voi mancano persone che vi dicano come spendere al meglio i vostri soldi, anche se questi sono pochi.
Una spesa fatta per poter imparare, migliorarsi, crescere e tutto ciò è diametralmente opposto col voler fare test e studiare telemetrie varie.
Immaginate di essere al casinò ed avete una sola puntata da fare, dove molto probabilmente perderete tutto ma si potrebbe anche vincere qualcosa.
Se ami il rischio ti giochi tutto su un numero, convinto della tua fortuna, nonché capacità, o altrimenti punti sul pari o dispari, osservi ed impari.
Due programmi diversi che si spera portino successo ma il più delle volte vince il banco.
A voi la scelta e buon gioco o meglio in bocca al lupo a tutti.